lunedì 11 maggio 2015

Le prime arti marziali

INDIA:

Kalaripayattu
 Kalari - dal sanscrito Kaloorika - è il nome dato al recinto, l'arena o palestra dove si pratica 
Payattu - costantemente quell'arte e ancora ai giorni nostri nei Kalari vengono offerte Puja per onorare i 4 clan e i 21 Guru originari della leggenda. Alcuni studiosi fanno risalire le origini del KalariPayattu addirittura al IV secolo a.C. ma è comunque unanimemente considerata la madre di tutte le altre sviluppatesi in seguito in Estremo Oriente, nonché la più completa fra esse. La tradizione vuole che fosse stato il monaco buddhista indiano Bodhidharma a esportare il Kalari in Cina insieme alla sua fede, e ciò che egli insegnò si sviluppò poi nelle altre arti marziali oggi conosciute, dal Kung Fu al Karate.
Ciò che fa del KalariPayattu una pratica unica, è che comprende molto più delle altre Arti Marziali: uno studente di Kalari deve studiare infatti anche filosofia, medicina ayurvedica, attacco e autodifesa ma, prima di tutto, deve imparare ad evitare il confronto. Impara comunque anche a curare le ferite eventualmente causate all'avversario e, negli studi avanzati, imparerà a conoscere i punti Marma. Un colpo ben assestato in questi punti vitali dell'anatomia umana potrà infatti lasciare invalido o anche uccidere l'avversario, mentre una diversa pressione sugli stessi potrà invece curarlo da molte affezioni, come insegnano le tecniche cinesi di agopuntura basate infatti sugli stessi principi.




CINA:

Wushu è la prima menzione del termine wǔshù () risale alla Dinastia Liang (502-557).
Alla fine dell’Ottocento, con l’introduzione 
delle armi da fuoco e il rinnovamento dell’esercito cinese, il wushu perde valore in ambito marziale per acquisirne in ambito ginnico e come tecnica di autodifesa. Con la nascita della Repubblica Cinese nel 1911 sorgono le prime scuole pubbliche di wushu e anche la prima “palestra statale” a Nanchino.
Il wushu è insegnato anche nelle accademie militari e alle forze di polizia e si tengono le prime competizioni sportive.



GIAPPONE:

 L’origine delle arti marziali giapponesi può ritrovarsi nella tradizione guerriera dei samurai e del sistema di caste che limitava l’uso delle armi ai membri delle classi guerriere,  vietandone l’uso alla popolazione. In origine, i samurai dovevano essere perfettamente in grado di lottare con e senza armi, in modo da sviluppare l’assoluta maestria nelle capacità di combattimento volte alla glorificazione personale e del proprio signore.

§  Budo o "via marziale" à Il termine "budō" è relativamente recente, e viene usato per identificare la pratica delle arti marziali concepite come regola di vita, racchiudendo così le dimensioni fisica, spirituale e morale nell'ottica di un miglioramento, di una realizzazione o di una crescita personale.
§  Bujutsu à traducibile come "arte della guerra" ha una definizione più limitata, almeno da un punto di vista storico: Bujutsu si riferisce specificamente all'applicazione pratica delle tecniche e tattiche marziali in un combattimento reale.

§  Bugei à ossia "arte marziale". Il termine raggruppa in sé un insieme di discipline marziali, quindi militari, risalenti all’epoca feudale giapponese tra il 1125 e il 1625 d.C. circa. Indica collettivamente le Arti marziali che almeno fino al periodo della restaurazione del Giappone in epoca Meiji (1868 d.C.) furono competenza della classe militare.



COREA:

Originariamente la Corea fu divisa in tre regni: Silla nella parte orientale del paese, Goguryeo (Koguryo) nella parte settentrionale e Baekje situato a ovest di Silla. Lo stile Subak fu creato nel regno coreano di Goguryeo.
Il Subak è una specifica e antica arte marziale per indicare arti marziali; storicamente questo termine specifica la vecchia arte marziale del taekkyeon (combattimento con le gambe).

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