lunedì 11 maggio 2015

Concetto di disciplina

Accanto al significato di materia, cioè settore del sapere che viene insegnato, ha un significato esteso di sistema di regole - in particolare, severe. Infatti la disciplina sportiva è uno sport formalizzato con regole precise, la disciplina militare è la ferrea regola di vita di chi sta sotto le armi, e la disciplina ecclesiastica è quell'insieme di condotte di vita che deve osservare chi voglia far parte di una certa chiesa. E naturalmente, davanti ad una simile denotazione, il connotato che più probabilmente emergerà e si affermerà come caratteristico è quello della severità. Insomma, sarebbe ben strano se disciplina fosse sinonimo di lassezza e permissivismo. Così intendiamo che l'idea etimologica è quella di un insegnamento che è innanzitutto dare una regola: e pur non essendo stata concepita in un momento storico in cui la pedagogia fosse particolarmente evoluta, è un'idea perspicace. La disciplina non è nozione, ed è molto più del suo stesso contenuto.
Per meglio spiegare ciò che sosteniamo, analizzeremo il karate.

Karate è un termine giapponese. Si scrive con due caratteri Kanji. Il primo si pronuncia Kara e significa vuoto, il secondo è te e significa mano. Perciò Karate significa mano vuota e per questo non vengono usate armi.





 Una disciplina che si applica a mani nude e che rafforza il corpo e lo spirito. Il karate è un’arte, un'attività completa ed una filosofia di vita. Dal punto di vista della formazione fisica il karate, usando i 4 arti indistintamente e un’infinita varietà di posture e schemi motorii, risulta una delle pratiche sportive più complete. Insegna il rispetto per gli altri e per il mondo che ci circonda, sviluppa grande autocontrollo ed equilibrio psicofisico. Ancora oggi forte è la convinzione che arte marziale sia sinonimo di violenza, che il fare karate significhi diventare aggressivi, litigiosi, troppo sicuri di sé, quindi pericolosi, ma non è così. Nella pratica del karate si educa l'allievo a coltivare un sentimento importante: il rispetto. Questo atteggiamento è presente e costante in ogni momento dell'allenamento ed insegnato sin dalla prima lezione. Si parla del rispetto per il luogo (DOJO), per il Maestro (colui che ci guida), per i compagni (amici con cui condividere gioie e fatiche).
MAESTRO GICHIN FUNAKOSHI
 "Il Karate inizia con il rispetto e finisce con il rispetto" diceva il maestro FUNAKOSHI esprimendo un principio importante delle arti marziali. Simbolo di questo rispetto è il saluto, in giapponese REI, eseguito all'inizio e alla fine di ogni esercizio, per salutare I Kamiza, il nostro maestro, i nostri compagni. Ci si pone in riga, in ordine di grado di cintura ed in silenzio. Il karate-gi in ordine, le mani ben distese lungo i fianchi. L'atteggiamento è serio, attento e concentrato. Al comando del capo-fila (l'allievo col grado più alto) ci si inginocchia composti. Bambini ed adulti, allievi ed insegnanti; si è tutti insieme di fronte al Maestro. Ora, in questo momento di assoluto e rigoroso silenzio, si pronunciano forti e scandite le regole del Dojo. E' un momento importante, di condivisione e al tempo stesso di introspezione. Queste regole, antiche e preziose, vengono pronunciate in giapponese. Raffinate ed efficaci, le tecniche di karate si forgiano in palestra (DOJO) che per l'occasione diviene un luogo al quale si porta un profondo rispetto, la divisa è un karate-gi bianco e si pratica a piedi nudi.


RITSU-REI 
ZA-REI 



I 20 precetti del Karate (Shoto Nijyukun)
1. Non bisogna dimenticare che il karate comincia con il saluto, e termina con il saluto.
2. Nel karate, non si prende l'iniziativa dell'attacco.
3. Il karate è un complemento della giustizia.
4. Conosci dapprima te stesso, poi conosci gli altri.
5. Nell'arte, lo spirito importa più della tecnica.
6. L'importante è mantenere il proprio spirito aperto verso l'esterno.
7. La disgrazia proviene dalla pigrizia.
8. Non pensare che si pratichi karate solamente nel dojo.
9. L'allenamento nel karate si prosegue lungo tutta la vita.
10. Vedi tutti i fenomeni attraverso il karate e troverai la sottigliezza.
11. Il karate è come l'acqua calda, si raffredda quando si smette di scaldarla.
12. Non pensare a vincere, ma pensa a non perdere.
13. Cambia secondo il tuo avversario.
14. L'essenziale in combattimento è giocare sul falso e sul vero.
15. Considera gli arti dell'avversario come altrettante spade.
16. Quando un uomo varca la porta di una casa, si può trovare di fronte a un milione di nemici.
17. Mettiti in guardia come un principiante, in seguito potrai stare in modo naturale.
18. Bisogna eseguire correttamente i kata, essi sono differenti dal combattimento.
19. Non dimenticare la variazione della forza, la scioltezza del corpo e il ritmo nelle tecniche.
20. Pensa ed elabora sempre.


La gerarchia dei gradi nel Karate (kyudan)

Chiunque voglia apprendere le arti marziali comincia nel livello shu (della forma) che comprende l'intero sistema kyu. In esso rientra l'apprendimento basilare delle tecniche (omote) e il raggiungimento del livello psicofisico necessario per toccare i livelli superiori. Si tratta di costruire e rafforzare autodisciplina, volontà, pazienza, comprensione e convivenza con altri, elementi senza i quali non è possibile progredire.

Kiu o mudansha 
Livelli Inferiori:

  kyu (rokkyu) cintura bianca

5° kyu (gokyu) cintura gialla

4° kyu (shikyu) cintura arancio


Livelli superiori: 

3° kyu (sankyu) cintura verde

2° kyu (nikyu) cintura blu

1° kyu (ikkyu) cintura marrone




Yudansha - Il guerriero

Gradi di maestria tecnica


1° dan: grado dell'allievo che cerca la via
2° dan: grado dell'allievo all'inizio della via
3° dan: grado degli allievi riconosciuti
4° dan: grado degli esperti tecnici

Kodansha - La maestria spirituale
Gradi di maestria spirituale

5° dan: - renshi kokoro, grado della conoscenza
6° dan: - renshi da 35 anni
7° dan: - khioshi da 42 anni 

Irokokoro - La maturità 
Grado della maturità 

8° dan: - khioshi da 50 anni
9° dan: - hanshi da 60 anni 
10° dan: - hanshi da 70 anni 




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